Olivo in Emilia

La presenza dell’olivo nel territorio Emiliano è testimoniata da numerosi reperti storici (manufatti, leggi, rogiti, inventari, toponimi di luoghi che richiamano l’olivo) e soprattutto dal ritrovamento di vecchie piante e ceppaie che hanno resistito al clima e all’azione dell’uomo, in un ambiente limite alla sopravvivenza di questa specie.
Il reinserimento dell’olivicoltura in Emilia presuppone il recupero, l’identificazione e la conservazione del germoplasma olivicolo, in quanto solo l’utilizzo degli individui ottenuti dalla selezione naturale avvenuta nel corso dei secoli in questa regione („piante autoctone adattate al clima”) può consentire il ritorno di questa antica coltivazione.
È su questa linea che il Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale, Sezione di Botanica, dell’Università di Parma (Professor Andrea Fabbri), con il coinvolgimento dell’Istituto di Fruttiviticoltura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (Dott.ssa Virginia Ughini) e con l’appoggio degli Assessorati Provinciali all’Agricoltura di Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia, si è attivato per reperire, identificare e classificare antiche piante di olivo presenti sul territorio delle quattro province. L’obiettivo è stato quello di catalogare questi vecchi genotipi, moltiplicarli e collocarli nei campi collezione. La costituzione di campi collezione permette di studiare, in condizioni colturali uniformi, le principali caratteristiche agronomiche delle piante e di valutare la qualità degli oli ottenuti.
Il CRPV svolge il ruolo di coordinatore delle varie Unità operative e si occupa della divulgazione e diffusione dei risultati attraverso l’organizzazione di incontri, giornate tecniche, pubblicazioni e articoli sulle riviste specializzate.
Lo scopo finale è quello valutare la possibilità di sviluppare nel territorio emiliano un’olivicoltura da reddito

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